“COMPUTERISMO”

Il “COMPUTERISMO” 1987
L’esperienza d’oggi sembra voler dare ragione ai nostri bambini che assuefatti dalla logica dei consumi maneggiano, per gioco, tanti nuovi apparecchi sofisticati
(elettronici, digitali, automatici, robotizzati, etc.) che molti di noi, che siano adulti guardiamo o con senso  acritico tollerante o con una curiosa apprensione  che forse è vicina alla paura. Questi curiosi comportamenti dell’ uomo esistenziale non sono tuttavia ideologici ma semmai vengono forniti dalla continua crescita d’una società tecnologica, dove tutto sembrerebbe funzionare tranne l’uomo, in quanto ridotto da soggetti a oggetto della mercificazione consumista.Questo stato di fatto è sempre più dominato dalla presenza dei “computers” che analizzano, quantificano, decifrano, codificano, innestandosi nei circuiti vitali della produzione delle idee che creano un ordinamento nuovo e che ci fanno capire che il mondo , così come lo percepiamo, è ormai un oggetto non più fondato su delle leggi naturali ma, al contrario, su d’una  contrastata libertà che è fondata sull’arbitrio imposto dal clima produttivo e che, da una parte, ripaga il profitto immediato, dall’altra, alimenta le passività burocratiche. Da tempo viene anche sostenuto, dalla classe dirigente, che una sempre maggiore interdipendenza si va manifestando tra il mondo della comunicazione e quello della cultura, senza tuttavia precisare quale genere di cultura in effetti viene propagandata dai “media” , che come è noto sono già gli strumenti eccellenti dei “managers” e che impongono la liceità quasi esclusiva delle loro scelte, vincolate dall’economia di mercati e dal “business”.A nostro avviso la “ cultura” è sempre un insieme di discipline dove l’economia (che è una disciplina) ha una sua parte consistente ma non costituisce la summa, cioè il tutto. Sia perciò ben chiaro che il “business” non è mai stato la sede appropriata della cultura , in quanto la vera cultura vive esclusivamentesull’integrità dell’identità dell’uomo e favorisce la creatività pura.  Dunque il rispetto della integrità dell’uomo e della libera creatività costituiscono un punto obbligato della cultura che deve farci riflettere.Se nel passato l’arte è sempre stata in agguato sui problemi di natura, indagandone le strutture formali e ambientali è pronta a intuirne i più gelosi segreti, poiché veniva guardata con occhio platonico della mente, nel nostro presente è indubbio che è avvenuta una contrazione rivoluzionaria che ci stimola a penetrare nell’ordine costituito della finzione artificiale, della quale ci serviamo e della quale siamo costantemente serviti, costringendoci a compiere un atto di conoscenza e almeno di volontà , per renderci coscienti del dominio irrazionale della in naturalità – artificiale, che ormai ci domina in maniera irreversibile, malgrado le false giustificazione e le apparenze razionali. Alfredo Pieramati che è un pittore umbro, vissuto a Milano da sempre, perché trasferito in questa città che aveva un solo mese di vita, con l’intelligenza delle sue scelte molto oculate, ha giustamente avvertito questo processo sociologico di reificazione dell’uomo contemporaneo che appare come imprigionato da schemi matematici animati dall’elettronica.  In queste direzioni, senza assumere toni- contestativi, si è reso portavoce di una ricerca che unica nel suo genere d’espressione, da lui stesso definita “Il computerismo” e  che corrisponde a un genere d’immagini di pittura che in lui vengono ispirate dall’effetto grafico dei  “ frattali”, le quali vengono generate sui video-terminali dei computers, derivate dalla geometria frattale, così definite nel 1981, dal matematica americano Mandelbrot.In questo senso l’arte della pittura di Pieramati si evolve e compie una lenta maturazione del suo linguaggio formale: “in un certo senso è – come dice il pittore – lo spirito dell’uomo d’oggi che si manifesta con la tecnica del tempo”.I “frattali” sono la risultante figurativa dei calcoli matematici, elaborati dai computers, che a loro volta ne determinano le qualità visuali e estetiche cioè: la forma, il colore, le misure di grandezza( che sul terminale, possono essere impiccolite o ingrandite a volontà dall’ operatore, sino a costituire le immagini delle strutture di forme virtuali desunte dai calcoli matematici e rappresentare sul video in maniera visibile.A questo proposito si osservi la copertina di questo stesso catalogo che rappresenta l’immagine colorata di due “frattali dissimulati!” cioè interamente inventati e rappresentati da Pieramati per mimesi figurale.In realtà queste due immagini pittoriche riprodotte , corrispondono a degli impulsi di sensazioni esclusivamente emotive dell’artista, ispirate a degli effetti dei computers e anche se Pieramati non conosce e non usa lui stesso alcun computer, gli viene tuttavia spontaneo a questo pittore di creare o ri/creare queste forme geometriche similari ad alcuni frattali. In questo modo Pieramati interpreta d’artista l’esistenza del fenomeno d’una struttura virtuale e visuale che ha sostituito la naturalità, cioè la cosiddetta realtà delle cose, almeno  così come la percepiamo con i nostri sensi.Evidentemente  le sembianze possibile dei “frattali” (simulati o no) possono essere infinite e variatissime, così come è infinito il calcolo matematico , sviluppatosi quindi sui terminali in direzioni visuali-virtuali astratte, oppure in arabeschi fantastici e coloratissimi , oppure ancora in forme geometriche d’ogni genere , così come possono mimare le prospettive delle cose visuali o le ricostruzioni desunte dalle realtà naturali , come alberi, animali, edifici, montagne, etc.E’ perciò ovvio che per questo insieme di qualità eidetiche e virtuali, le immagini dei “frattali” si collocano ormai all’interno del dibattito artistico contemporaneo con un insieme di proposte che possono riguardare nuove espressioni di comunicazione e lettura, determinate dall’interazione d’un mezzo che si trova ai confini tra arte e scienza, tra realtà e simulazione. A questo punto ci piace rivelar che la logica dell’uso dell’ uso del colore di Pieramati è molto più spontanea e rivela composizioni armoniche ch’esprimono la sua sensibilità soggettiva che trova una corrispondenza con il suo carattere e tipo etnico  che si distingue con una personalità molto vivace.
La stesura del colore all’interno delle composizioni di Pieramati è costituita dal principio della visibilità delle immagini ed è costituita da “ tessere cromatiche”, diritte o squadrate, secondo le diverse necessità stilistiche delle forme, così come per l’appunto si usa fare nei mosaici. Il curioso insieme di questo tessuto degradante, in colori scuri e chiari, determina all’interno dei dipinti una continua vibrazione cromatica, molto frazionata, che qualifica il gioco della luce e delle ombre, che segna le frontiere lineari del disegno rappresentato, in stretto rapporto col senso plastico dei colori della tavolozza personale di Pieramati.Una tavolozza, si noti bene, che è frammentata e strutturata non da leggi cubistiche o da reminiscenze dinamico-futuristiche , ma unicamente rivolta all’attenzione del fruitore che è costantemente sollecitato a decifrare la bellezza delle forme figurali e poetiche. L’opera “ Studio con chitarra” del 1978, che è figurativa, rivela sin da quegli anni le tendenze di Pieramati di scomporre il colore con una tissularità. frammentaria , in seguito è sempre più stato  portato a svolgere “Il Computerismo”, sperando nel futuro di sintetizzare maggiormente l’insieme dei problemi che gli vengono ispirati da questo genere di ricerche.
Tutte le altre rimanenti opere riprodotte in questo catalogo rivelano la lenta e continua evoluzione di Pieramati alle prese con le figure di personaggi o con le ambientazioni di luoghi urbani elaborati da ricerche di “ input” emozionali e ambientali , cioè mentali.Lo “ input” è un altro effetto e i computers e sono di vario genere, possono essere comandanti dalla tastiera manuale o digitale, da nastri, da microfoni e da fotocellule e sono perfettamente connessi alla interattività.Anche in questo caso Pieramati ha usato il potere della simulazione inventiva, raggiungendo una mimesi figurale suasiva, frammentaria, in quanto le strutture possono essere continuamente intercambiabili con il frazionamento per ingrandimento o per impiccolimento. Personalmente sono lieto di aver avuto l’opportunità di conoscere il lavoro di Alfredo Pieramati che è davvero sensibile e molto geniale, di presentarlo in questa occasione fortunata e gli auguro, dopo i successi che ha già conseguiti, che possa continuare “ in progress!” questa sua ricerca così originale che, almeno a mio giudizio, si prospetta di grande significazione e nuova per gli obiettivi da conseguire nel futuro.
Franco Passoni